mercoledì 19 settembre 2007

per Patrizia... di getto...

La giornata è cominciata in ritardo, come ieri, come l’altro ieri; tutti i santi giorni mi sembra di aver già perso l’autobus dell’ora giusta, che mi avrebbe consentito di non avere addosso questa urgenza.
Tu non ti sei svegliata invece.
Rifare i letti e ridare un ordine approssimativo alla composizione confusa di tavolo, lavello, piano cottura ha di nuovo rubato minuti ai pensieri che così è stato impossibile tradurre in parole e quindi in senso, mentre i figli mi incalzavano: uno cercava da giorni un libro di grammatica, l’altra ha infilato la porta troppo presto (per chi sa quale pettegolo appuntamento) e ha dimenticato la sacca dell’ora di ginnastica, l’altro ancora si attardava e lamentava indistinte stanchezze.
Tu stamattina invece non avevi da correre intorno ai tuoi due figli, coetanei dei miei.
Mi è rimasto un brandello di quarto d’ora per rimettere insieme faccia e capelli e scegliere una combinazione presentabile di colori e tessuti da mezza stagione.
I tuoi capelli non c’erano più da mesi e i vestiti ti cascavano addosso l’ultima volta che ti ho vista.
Sono arrivata in ritardo come sempre e le strade di Milano fanno schifo; il traffico puzza e crea pericoli; la gente è incazzata, pronta al litigio e all’insulto.
Tu non sei andata a lavorare.
Che cosa ne sto facendo, Dio mio, di queste ore che tu non hai più? Quanto spreco.
Se le metto in fila, le prossime ore, vedo solo questo schermo di computer e quattro fogli excel, nulla da dirsi che non sia stato già detto, una cena riscaldata dentro contenitori di plastica unti, calze sporche in giro...
Eppure tu chissà quanto mi invidi. Di sicuro invidi anche questo mio sfinimento, questo divenire sempre più acida e sfatta. Ma la cosa che di certo ti è stata tolta più ingiustamente è quella di non vedere i tuoi figli diventare adulti.
Devo ricordarmelo.
Devo ricordarmelo ogni secondo, stamparlo in ogni angolo di questo appartamentogalera, dove zompetto qua e là tutto il tempo a riordinare e maledirmi, ripetermelo: "io ho ancora la speranza di veder diventare adulti i miei figli". Non è una gioia, è un diritto naturale, porca miseria, era un diritto naturale, anche per te!

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