lunedì 29 dicembre 2008

La modista di Andrea Vitali

Quello che sono riuscita a fare a natale è stato leggere un libro che sembrava spesso ma in fondo era fatto di carta grossa e giallina: e scritto grande; e con tanti dialoghi.
C’è necessità anche di questi libri; di questi romanzi scritti leggeri, di queste storie con un intreccio che non fa male a nessuno: se ti trovi ostaggio per più di tre giorni in un posto dove ti è richiesto di fare la faccia di chi sta festeggiando il natale, questi libri possono servire molto; te li puoi portare tra un divano e una sedia, perfino davanti a un televisore acceso o mentre alcuni ragazzini giocano a playstation a voce alta e alcuni parenti si raccontano morti e malattie. E vai avanti con la curiosità di sapere che cosa succederà prima o poi, visto che non è che poi succeda molto. E la presunta caratterizzazione geografica della storia non riesci proprio a trovarla, ché quei personaggi starebbero benissimo anche in un romanzo di camillerioggerocarofigliopederiali...
Insomma, la pratica “andreavitali + natale 2008” è definitivamente archiviata.

martedì 23 dicembre 2008

mamma mia

Guardarsi il DVD di Mamma mia al buio, in soggiorno, con una figlia tredicenne e due sue amiche, ingollando patatine e succhi di frutta. E la più gasata sono io.
Alcuni motivi degli Abba che continuano a martellarmi nella testa da giorni; poi pensare che non è che ascoltassi tanto gli Abba io, che ero incistata con i cantautori italiani di sinistra... e insomma, sarà l’ennesimo “mito” inesistente, ricostruito a decenni di distanza, che fa leva sulla vecchiaia incipiente, facendoti sembrare magnifico qualunque cosa circolasse anni fa, solo perché erano anni fa.

lunedì 22 dicembre 2008

un'ottima annata

ridley scott????????????????????

giovedì 18 dicembre 2008

natale 2

Dei Natali dai 30 anni in poi ricorderò i saggi a scuola.
Fino a oggi.
Ho chiuso: i prossimi saranno da nonna.
Quello della scuola media musicale di ieri sera me lo ricorderò perché era veramente modesto: pochi brani approssimati, violini troppo troppo incapaci e nella fila in fondo a destra Silvia che piangeva al buio.
Forse era solo stanca, forse suo figlio maggiore fuma spinelli e prende tre in latino e greco, forse suo marito è un grandissimo stronzo o forse è lei che si è invaghita di un idiota.
O forse è che questo carico del natale da consumare, questo surplus di sorrisi e di scambi di auguri assurdi in cenette inventate all’ultima ora, questi canti natalizi al passo con i tempi dove figlie ragazzine che ci deludono ammiccano con i pantaloni a vita bassa e il capello di babbonatale luccicante in testa è meglio che passi il più in fretta possibile...

mercoledì 17 dicembre 2008

natale 1

L’albero di Natale in un angolo del soggiorno ho deciso che è mio.
A nessuno in casa sembra importare poi tanto.
Solo uno di loro mi ha chiesto distratto qualche giorno fa: ... e l’albero?
Poi si è dimenticato di aspettare la mia risposta.
Come un bravo soldatino ho però immagazzinato l’input e ho prodotto l’output nel giro di poche ore.
Lo stelo di plastica è sempre lo stesso da quindici anni.
Quindici per due fa trenta e quindi per trenta volte ormai il fil di ferro rivestito di aghi verdone scuro viene torto e ritorto, per assumere dimensioni credibili, in fondo alla parete e poi per rattrappirsi nuovamente nella scatola di cartone sempre più slabbrata.

Ho due scatole di palle nuove, azzurre e oro.
Ho dismesso il filo luccicante che perde i pelini tutto intorno sul pavimento e l’ho sostituito con un cordolo di palline lucide e discrete.
Ho riciclato un pezzetto di carta mimetica e vi ho posato la grotta, economica, quella con i pupazzetti già incollati sopra e tutti intorno cinque o sei pecorelle, un paio di improbabili pastori, i tre Re Magi, un’oca aggrappata a un pozzo...

Mi piace. Mi piace, soprattutto, che funzionino tutte e tre le serie di lucine.

Non se l’è filato nessuno.
Ho lasciato le lucine accese e le luci centrali spente, mi sono seduta sul divano e sono rimasta a guardarlo.

martedì 9 dicembre 2008

Amabili resti, Sebold

Il meglio di Amabili resti avviene nelle prime pagine: è straniante l’attacco della voce narrante e non solo perché si tratta di una voce narrante morta, ché in realtà a questo tipo di espediente narrativo siamo ormai abituati. Quello che fa colpo è il come e il perché l’io narrante sia morto, la descrizione particolareggiata e disincantata dell’orrore che ha condotto alla morte della ragazzina, stuprata e fatta a pezzi.
Catturati dal folgorante inizio, turbati dal fatto che lo stupro è autobiografico, ammaliati dalla freschezza e dalla dolcezza delle immagini adolescenziali quasi non ci accorgiamo che il bellissimo racconto fa però via via un po’ fatica a mantenersi all’altezza e comincia a oscillare fra il noir, la storia di fantasmi e il melò, planando su un lieto fine un po’ nebuloso.
Così tutti questi elementi, tenuti insieme da quello stile di prosa americano così diretto e fluido e cristallino, in conclusione mi sono sembrati sfocarsi in un secondo piano e la cosa che ho apprezzato di più, fino alla commozione, è stato il tentativo di raccontare una famiglia, un padre, una madre, tre figli e l’incomprensibile fatica del vivere amandosi.

mercoledì 3 dicembre 2008

Caravaggio: sete di cultura...

O qualcosa del genere. E’ un commento letto a proposito delle migliaia di visitatori del quadro del Caravaggio La conversione di Saulo in mostra gratuita a Palazzo Marino.
Bene. Sfrutto la meravigliosa nuova location lavorativa e utilizzo l’odierno intervallo pranzo per andare a dare una occhiata.
A chi sa ogni commento sul quadro.
Commenti che possono essere abbondantemente reperiti ovunque.
Chi ha fame di cultura si guarda il quadro sui libri e su internet e legge e impara e vede un sacco di cose in quel quadro che prima non poteva vedere.
Mettersi in coda in piazza della Scala è invece forse fame di qualcosa d’altro.
Intanto non dimentichiamoci la gratuità che rende appetibile qualunque cosa, tanto è gratis e quando ti ricapita?
Poi osserviamo la sacralità del contesto e le persone che disciplinano gli ingressi, le code nell’anticamera e le code nella stupenda sala dove, al suono di musica sacroclassica a giusto discreto volume, paletti e corde ti incamminano e ti irreggimentano e sembra di essere nell’infinita coda serpentina dei giochi di gardaland.
Infine ti guardi attorno e pensi che per l’ottanta per cento sei circondata da gente di mezza età ben vestita: siamo un esercito immenso, ex figli del boom italiano sulla soglia del prepensionamento e i figli già abbastanza cresciuti, forse l’ultima generazione a non avere urgenze economiche vere e non ci resta che darci alla cultura perché non abbiamo un fico secco da fare, o meglio da fare ce ne sarebbe ma nessuna passione politica o civile può oramai più smuoverci il cuore.

lunedì 1 dicembre 2008

Come Dio comanda

Reazione numero uno:
- ecco, di nuovo, violenza e pensieri inquietanti un rigo sì e uno no, atmosfera soft-noir, scelta di ambiente borderline, epopea di sfigati, insomma Ammaniti.

Reazione numero due:
- capacità narrativa da maestro, prende da matti, personaggi perfetti, suspence, velocità, cambi di scena, sospensioni ad effetto, vicenda corale; descrizione del mondo in cui ci è dato vivere molto calzante. Fra molti e molti anni se volete sapere come si viveva in Italia negli anni duemila chiedete di Ammaniti.
Descrizione dello stupro nel bosco veramente mirabile e terribile insieme.

Reazione numero tre:
- vicende sempre più improbabili; passaggio dal realismo al grottesco; in nome dell’amore Cristiano (nome a caso?) salva tutti. Amen.

Reazione numero quattro:
- Elio Germano nei panni di Quattro Formaggi? Non vedo l’ora, meraviglioso!