giovedì 29 gennaio 2009

Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson

Va bene, va bene, dal punto di vista letterario è inesistente: non esiste una metafora, ha la stessa poesia di un verbale di una riunione di condominio, il procedere degli eventi è lentissimo, i personaggi vengono descritti mentre si lavano, si muovono per casa, accendono le luci, infilano le scarpe... però l’effetto è che il narratore scompare completamente dietro i fatti e il lettore lentamente si abitua a cenare e a svegliarsi con i protagonisti e si immerge sempre di più nei fatti della storia thriller; insomma un sano giallo, di quelli che ti dimentichi di quello che ti circonda, non sai più che ora è, sei spaccata in due dal desiderio contemporaneo di affrettarsi a sapere che succede da un lato e rallentare per gustarsi il momento della curiosità e della scoperta dall’altro.
Mi manca 100 pagine su 600, ho dovuto chiudere il libro in ascensore perchè ero arrivata in ufficio, cavolo, ho lasciato il protagonista in mezzo ai campi con qualcuno che gli spara contro: anche questo è il gusto della vita!

giovedì 22 gennaio 2009

La storia di un matrimonio di Andrew Sean Greer

Il fatto che la storia narrata sia non scontata sarebbe già da solo un valido motivo per promuovere questo romanzo.
Diversi piani di racconto: una storia d’amore un po’ sofferta; un notevole approfondimento psicologico dei personaggi e delle relazioni matrimoniali; un racconto di guerra da una angolatura strana: quella dei disertori; uno spaccato della società americana degli anni cinquanta, maccartista e razzista.
Alla fine anche un insegnamento: bisognerebbe evitare gli equivoci, bisognerebbe parlare sempre, bisognerebbe essere disponibili a ascoltare anche mille parole inutili perché in mezzo ci possono essere quelle due o tre parole che danno senso a tutto, bisognerebbe verificare sempre con l’altro se il castello di interpretazioni che abbiamo nella testa corrisponda davvero ai suoi pensieri, bisognerebbe...

mercoledì 14 gennaio 2009

Momenti che danno senso a tutto...

... per esempio al mattino tuo figlio ti propone l’esercizio di fisica che non ha risolto la sera prima; ti ci scapi un po’ sopra con la tazza da tè in mano e abbozzi un sentiero risolutivo ma non arrivi al risultato del testo; ci ripensi in metropolitana; ti viene in mente dove hai sbagliato; gli mandi un SMS con l’idea giusta appena arrivata in ufficio; ti risponde con un calcolo che però non viene; non ti ricordi i numeri, ma gli rimandi un sms spiegandoti meglio; ti risponde OK, è giusto!
Era questo, solo una piccola cosa così che chiedevo alla vita: avere qualcuno con cui scambiarsi sms di amore e fisica... grazie!

lunedì 5 gennaio 2009

patrimonio

Non mi ricordo un inverno così cupo. Io sono nata in un posto in cui a Natale si può passeggiare con il maglioncino. Ma anche qui a Milano, in tutti questi brevi anni, non ricordo un susseguirsi così monotono di giornate livide, di termometro sempre intorno allo zero, di buio presto, di nevicate brevi e intense.
Dire la malinconia che ne deriva è una banalità. Aspetti che migliori e intanto ringrazi il cielo per la casa calda e non ti importa più che non sia poi così bella. La sera hai voglia di rannicchiarti. Al mattino a uscire di casa ti sembra di fare un gran gesto. L’ufficio è vuoto per le vacanze di natale, ti chiedi in che razza di posto sei capitata dove non gliene frega niente a nessuno che tutto si fermi per giorni e non provi nessuna nostalgia però per quel modo di fare da invasati che prende i responsabili degli uffici contabilità sul finire dell’anno, come se davvero il bilancio fosse scritto con il sangue, come se importasse davvero a qualcuno.
Però il silenzio cupo e scuro di questi corridoi antichi mette anche un po’ d’angoscia.

Poi mi dico che sarà colpa del libro di Roth, della morte del padre, del giro di boa ormai già dato.

Mi sembrava di aver letto qualcosa contro il Roth di Patrimonio, qualcosa tipo pornografia, tipo sfruttamento di una tragica intimità corporea del padre morente per farne un ennesimo romanzo di successo.
Io non ho provato schifo o sdegno; mi è sembrato dolce e rispettoso il racconto. Mi è sembrato realistico e universale, umano e rassegnato, amorevole e dignitoso.
Scrittura bellissima, come sempre: è la sua bellezza che ti frega e non riesco più a scollarmi dal cuore il senso della malattia, della morte, della solitudine in questo buio delle cinque da sola in ufficio.
E le previsioni sono pessime...

venerdì 2 gennaio 2009

gomorra, film

Alla fine la cosa migliore di questi giorni di finta festa frustra è aver trovato il tempo di guardarmi Gomorra; la bellezza che ti prende a pugni e ti ricorda che cosa dovrebbe significare potersi definire dignitosamente una persona, in questa melassa soffocante di nulla che sono le esistenze di noi bravi e ricchi cittadini perbene.