mercoledì 24 novembre 2010

sinistra e destra

E’ di sinistra:
Pensare che il valore dell’essere umano nasca nel momento stesso in cui nascono il corpo e la sua fisiologia e che la fisiologia dei corpi umani sia identica e pertanto identico il valore di tutti i corpi e di tutti gli essere umani, indipendentemente da qualche diversità contingente nei tratti somatici.
Non credere al destino e credere che se il caso ti ha fatto nascere ricco o povero, bello o brutto, figlio di re o nipote di bracciante, ecco... te ne puoi fregare e provare a cambiare.
Desiderare che le capacità, l’impegno e il sacrificio conducano a un premio, ma pensare che anche la persona che non ha potuto o voluto mettere capacità, impegno e sacrificio deve avere comunque da mangiare, le medicine e un tetto sulla testa.
Vergognarsi di avere di più, anche se hai fatto di tutto per meritartelo.
Essere curioso delle storie degli altri e non sentirsi a posto con la coscienza se sono storie cariche di dolore.
Essere libero dal desiderio del lusso.
Non doverti presentare specificando da quale famiglia vieni.
Non dovere per forza difendere le tue origini e la tua terra anche se ti non ti hanno dato nessuna felicità, ma è di sinistra anche non dovertene per forza vergognare.
Non capire che gusto ci sia ad essere primi in una competizione sportiva, una gara fine a se stessa.
Commuoversi per la storia dell’uomo e credere che scienza e arte e letteratura servano il progresso e che progresso significhi che il maggior numero possibile di persone possano vivere nel minor disagio possibile.
Pensare che non esistono modelli di comportamento perfetti ma che stiamo tutti andando avanti da qualche millennio a questa parte per tentativi, dubbi e scambi di esperienze. Qualcuno chiama questo relativismo: infatti, perché no?
Avere così tanto a cuore il rispetto per l’altrui opinione che si finisce per ingessarsi in un dibattito inconcludente.
Non riuscire a capire come si possa arrivare ad amare un leader carismatico, un re, un imperatore.
Trovare insopportabile la solitudine e combatterla provando a sentirsi parte di una comunità il più larga possibile.


E’ di destra:
Guardare alla storia dell’uomo più guardando al passato che al futuro.
Pensare che il posto e la famiglia in cui nasci segnano definitivamente quello che sei.
Pensare che provare a cambiare quello che sei non sia un diritto ma un cammino faticosissimo e che qualcuno altro, cui dovrai eterna riconoscenza, dovrà decidere se te lo meriti oppure no.
Credere che le capacità, l’impegno e il sacrificio debbano condurre a un premio, anche se questo può creare disagio o infelicità ad altri.
Essere orgogliosi di avere di più, se hai fatto di tutto per meritartelo.
Non avere bisogno di conoscere le storie degli altri e occuparsi con grande impegno della propria.
Pensare che il lusso è bellezza e come tale va goduto.
Essere pronti a difendere la propria famiglia, le proprie origini, la propria terra anche se non ti hanno dato felicità, perchè rinnegandole non sai più chi sei.
Voler vincere tutte le sfide.
Commuoversi per la storia dell’uomo e credere che scienza e arte e letteratura servano il progresso e che progresso significhi che qualcuno, anche pochi, possa stare il meglio possibile.
Pensare che masse innumerevoli di persone vadano tenute in ordine attraverso la fissazione di alcune regole di comportamento perfette, senza preoccuparsi di capire bene perché siano perfette.
Desiderare di essere migliori e, quando si crede di aver trovato quello che si vorrebbe essere in un’altra persona (un leader carismatico, un re, un imperatore), amarlo.
Non credere in una seconda possibilità.
Trovare insopportabile la solitudine e combatterla affiliandosi a un gruppo ristretto di uguali.

lunedì 8 novembre 2010

quando un uomo...

... con la penna incontra un uomo con il fucile, quello con il fucile è un uomo morto.

Sii bella e stai zitta. Perché l'Italia di oggi offende le donne, Michela Marzano

Il libro di Michela Marzano mi ha stupito per la sua semplicità: chissà mai perché mi aspettavo un mattoncino da leggere con fatica! L’autrice ripercorre in poche pagine alcune idee di base con riferimento alla questione femminile, racconta qualche concetto filosofico, richiama velocemente avvenimenti e linee di pensiero che hanno costruito nei decenni passati la storia del movimento femminista. Abbassa il tono fino a comprendere note vicende di attualità e squallidi panorami italici di mancate pari opportunità, sconfina in una brevissima quanto precisa analisi del porno, cita anche problemi interreligiosi sulla questione femminile.
Insomma è un testo molto divulgativo, quasi scolastico.
Chi ha la mia età può restare deluso, sembra quasi di avere a che fare con un bignami del femminismo, tanto scontate appaiono alcune affermazioni alla luce delle cose viste, dette e date per acquisite tra i tardi anni settanta e i primi anni novanta.
Ma, ahimé, si fa in fretta a capire che il problema non è il contenuto quasi banale del libro (dove anzi la linearità espositiva e la chiarezza sono doti preziose) ma la triste necessità cui siamo tornate a dover ripartire da idee di base, questioni che credevamo consolidate per sempre.

Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, Fabio Geda

Come può nascere la passione per il nostro personale eroe letterario? O dei fumetti? O del cinema? Perché qualcuno ce ne ha parlato, o ci ha prestato il libro o il fumetto in un momento particolare e importante, forse di svolta, nella nostra crescita. Così anche Emil ha il suo eroe: Tex, che non gli ha, a dire il vero, fatto solo compagnia, dato che una montagna di fumetti di Tex ha fatto da coperta nel deposito nel quale Emil e suo papà hanno dovuto star nascosti al freddo e senza cibo, nel corso del loro approdo clandestino al di qua della società del benessere.
Vivace e appassionante come deve essere un romanzo per ragazzi, questo libro NON è un storia sociale e strappalacrime sull’infanzia difficile e violata, perché il protagonista è anche un ragazzino difficile e violato ma è soprattutto un Oliver Twist postmodernista, coraggioso, paneuropeo e pop.
Echi di Pennac, passione alla Qualcuno con cui correre, bel gioco narrativo di rimando tra la voce narrante di Emil e la voce narrante dell’architetto, con il contrasto, forse un po’ manicheo, fra il futuro multietnico straccione e la glaciale opulenza solitaria ripiegata sui propri lussi e vizi.
Torino, Berlino, Francia e Madrid, profughi, tossici, cani e bambini, fotografi, mongolfiere, giocolieri e simboli di pace: forse troppa ingenuità, forse troppo ottimismo, ma il mondo là, fuori dai nostri comodi e ammuffiti appartamenti, può essere interessante e quasi bello.

martedì 2 novembre 2010

toy story 3

sì, ho pianto

robin hood, ridley scott

Robin Hood della coppia Crowe/Scott è evidentemente un rifacimento, una specie di puzzle di cose già fatte da loro stessi e da altri. Quindi forse una operazione solo commerciale per andare sul sicuro? O una operazione culturale postmodernista?
La cosa che mi ha deluso di più: la preponderanza abnorme del protagonista rispetto ai comprimari che veramente non esistono. La cosa che mi ha deluso di meno: la ricostruzione del contesto (costumi, oggetti, paesaggi...)
E’ come se il regista si fosse divertito ad esaurire il suo privato desiderio di girare delle scene di guerra (questa volta medioevali, con tanto di assedio sotto il castello) e avesse lasciato a Crowe tutto il resto, cioè l’autocelebrazione.
Boh!