lunedì 8 novembre 2010

Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, Fabio Geda

Come può nascere la passione per il nostro personale eroe letterario? O dei fumetti? O del cinema? Perché qualcuno ce ne ha parlato, o ci ha prestato il libro o il fumetto in un momento particolare e importante, forse di svolta, nella nostra crescita. Così anche Emil ha il suo eroe: Tex, che non gli ha, a dire il vero, fatto solo compagnia, dato che una montagna di fumetti di Tex ha fatto da coperta nel deposito nel quale Emil e suo papà hanno dovuto star nascosti al freddo e senza cibo, nel corso del loro approdo clandestino al di qua della società del benessere.
Vivace e appassionante come deve essere un romanzo per ragazzi, questo libro NON è un storia sociale e strappalacrime sull’infanzia difficile e violata, perché il protagonista è anche un ragazzino difficile e violato ma è soprattutto un Oliver Twist postmodernista, coraggioso, paneuropeo e pop.
Echi di Pennac, passione alla Qualcuno con cui correre, bel gioco narrativo di rimando tra la voce narrante di Emil e la voce narrante dell’architetto, con il contrasto, forse un po’ manicheo, fra il futuro multietnico straccione e la glaciale opulenza solitaria ripiegata sui propri lussi e vizi.
Torino, Berlino, Francia e Madrid, profughi, tossici, cani e bambini, fotografi, mongolfiere, giocolieri e simboli di pace: forse troppa ingenuità, forse troppo ottimismo, ma il mondo là, fuori dai nostri comodi e ammuffiti appartamenti, può essere interessante e quasi bello.

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