venerdì 15 aprile 2011

Gli incendiati, Antonio Moresco

Una lingua plastica e potente, una mirabile capacità evocativa, una immaginazione tra il profetico e il vecchio saggio... a servizio di una specie di fumetto apocalittico splatter che fa tanto pensare (nei dialoghi e nel modo di muoversi dei personaggi) al Kill Bill di Tarantino. Qualche idea forte (la guerra dei morti contro i vivi, la visione politica del concetto di schiavitù, la collocazione geografico/storica dell'apocalisse finale) non riscatta la pesantissima polpetta erotica e fallocentrica che anima il rapporto fra i due protagonisti. Mah!

giovedì 7 aprile 2011

7 aprile

No, no!... Sveglia! Nell’era successiva!
Spezza, corpo, quest’aura riflessiva!
Bevi, petto, la nascita del vento!
Una freschezza, dal mare esalata,
Mi rende l’anima... O forza salata!
Corriamo all’onda, a uscirne via vivendo!

Il cimitero marino,

mercoledì 6 aprile 2011

l'uomo verticale, davide longo

Splatter apocalittico. Stile molto molto Cormac McCarthy. Atmosfera maschile. Narrazione espertissima. Più interessante la prima parte per la sapienza con cui vengono descritti i piccoli particolari che vanno sgretolando granello dopo granello la vita così come tutti siamo abituati a concepirla nella nostra opulenta e autoreferenziale società occidentale, con i semi della violenza e dell’orrore già tutti presenti e in equilibrio così miracolosamente precario.

martedì 5 aprile 2011

bambini bonsai, paolo zanotti

Tutti siamo stati bambini e tutti, di facciata, abbiamo la necessità di credere agli stereotipi zuccherosi color pastello, ma sappiamo bene che ogni tentativo di definizione e racconto dell’infanzia è parziale, oppure manipolatorio, troppo mediato da riflessioni successive, frutto di proiezioni postume, alla fine lievemente fastidioso.
Nessun fastidio invece ho provato a leggere Bambini bonsai, romanzo di difficile definizione. Fantascienza apocalittica: il mar Ligure è ridotto a una putrefatta discarica oleosa; l’ecosistema, non si sa bene come, si regge senza più fauna; gli umani si inventano una esistenza aggrappata “aggiunta” su “aggiunta” a simulacri architettonici senza più significato; il clima impazzito rovescia sulle città pioggia violenta che costringe gli adulti al letargo e spalanca invece ai bambini una parentesi di gioco e anarchia, avventura e sogno.
Durante una di queste parentesi Pepe esce sotto la pioggia e vive strane, bizzarre, magiche avventure di formazione e poesia, di dolore e amicizia: la trama è imprevedibile e astrusa e insieme meravigliosa come un gioco di bambino lasciato a se stesso che va appoggiando ad ogni invenzione una invenzione ancora più bizzarra e surreale, incongruente e vitale, così, proprio come quei sentieri del mago di oz che mi si dipanavano sotto i piedi fra le coperte di bambina.
Per quanto sia automatico cercarsi metafore e significati pedagogici e edificanti, il messaggio resta in secondo piano rispetto alla libertà della fantasia e agli echi cupi di ogni fiaba del mondo e di tutti i tempi che sembrano rincorrersi pagina dopo pagina.
Bellissimo.