venerdì 21 dicembre 2007

Irene, Natale, la pace...

Temo che Irene non abbia pace.
Temo seriamente che Irene non riesca a scivolare via e sia rimasta sospesa in una strana via di mezzo e che, senza quei vincoli di spazio che rendono le cose così difficili a noi viventi, Irene stia vagando fra le città e i cuori; e stia abitando le angosce di quelli che la pensano adesso o l’hanno pensata in questi giorni. Temo che sia un po’ ovunque, soprattutto non è sul tavolo dell’obitorio dove l’hanno posata.
Questa notte.
Nella, a mille chilometri di distanza, si è svegliata. E’ andata in bagno a sciacquare la faccia però si sente intontita; sarà colpa dell’antibiotico, l’ennesima pastiglia, quella del cuore accanto a quella della tiroide accanto a quella della circolazione accanto... Appunto, la pastiglia. Va in cucina e accende la luce ché d’inverno è ancora buio la mattina presto: quella della tiroide, appunto. Ma fa freddo e allora, a passo rannicchiato di troppi anni, se ne torna in camera a infilarsi calze e vestiti e l’orologio adesso lo vede e fa l’una e cinquanta. L’una e cinquanta... vuol dire che si è svegliata all’una e trenta circa e si è alzata credendo che fosse già mattina e che cosa l’ha svegliata come fosse giorno, all’una e trenta di una notte di quasi Natale?
All’una e trenta Irene ha smesso di vivere e Michela, a duecento chilometri di distanza, ha sognato suo figlio nella bara e gli uomini in divisa che volevano inchiodarla, come nel film di Nanni Moretti, e lei ha urlato e si è attaccata alle spalle fredde del corpo magro di quindicenne, che nel sogno terribile era morto, e ha urlato, e si è svegliata e faceva freddo ed era l’una e mezza, proprio nel momento in cui Irene si è arresa, hanno detto a Michela il mattino dopo.
L’aveva scritto già qualcuno in qualche storia: la Tamaro aveva immaginato uno schianto nell’armadio di notte all’improvviso nella stanza della protagonista di Va’ dove ti porta il cuore, mentre il suo vero amore moriva altrove. Anche Coe ci aveva giocato, immaginando il presagio di morte a migliaia di chilometri di distanza, mentre moriva Imogen, ne La pioggia prima che cada.
Chi ci crede a queste cose, dai...
Chi ci crede che Irene non ha pace, questo Natale.

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