giovedì 13 dicembre 2007

bambine dalla ancora parte delle...

Alle sette di sera è il momento peggiore ché il pantano triste dell’ufficio ti sta ancora tutto attaccato sulla schiena e la porta di casa aprendosi ti sbatte addosso odore di chiuso, di letti rifatti di corsa al mattino, di zaini scolastici rotolati dal cortile della scuola direttamente sul divano, di cucina illuminata sul tavolo sporco di avanzi di un pasto indegno con il quale hai creduto di lavarti la coscienza lasciandolo pronto a rinsecchirsi sin dalle otto in attesa del loro ritorno da scuola. E proprio ora lei ti mette sotto il naso una nota da firmare umiliante: “Paola è venuta a scuola con pantaloni che lasciano scoperta la pancia e il sedere... “
Prima di terminare la lettura un senso di sconfitta storica mi travolge, di fronte alla grazia innata di mia figlia, la sua femminilità a me da sempre ignota, i capelli identici ad Avril Lavigne (o forse a qualunque altra starletta). Occhi truccati, diosanto, non ha ancora tredici anni. Tutto ho sbagliato: io sconfitta da quella poltroncina che eleva fino al soffitto i panni in attesa di stirature in ore piccole, io sconfitta da una pseudodonnina che sputtana le mie scarpe basse e la mia rabbia, sventolando allo scoperto il solco del sedere, perché lo ordina MTV.
La risposta immediata è una elaborazione mentale in tutta fretta di due righe sul diario che salvino la mia dignità, ecco qualcosa tipo: ... gentile professoressa, lei mi trova perfettamente alleata, le nostre figlie sono vittime omologate di un impianto di valori consumistici che offende la fatica con la quale la nostra generazione tenta di essere persona prima di tutto e non semplicemente un organo genitale dotato di braccia e gambe...
Ma c’è una ultima frase in fondo alla nota: “... si chiede alla madre più collaborazione e controllo .” Lo so, lo so, forse è scritta a fin di bene: ma quella frasetta che sposta su di me colpe e omissioni mi ribalta la prospettiva. Firmo e basta. Nessun rimprovero. Nessuna barricata fra quarantenni e tredicenni. Continuerò ad esserci per quello che sono Paola e fare la madre; tu fai la figlia e non sai quanto ci serve vederci ogni giorno così diverse e uguali allo stesso momento.

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