lunedì 8 ottobre 2007

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Una situazione surreale e fantascientifica: un uomo affetto da una anomalia genetica che lo fa scomparire senza alcun controllo da parte sua e comparire nudo e sofferente qua e là nel tempo, a volte in situazioni estranee alla sua vita, la maggior parte delle volte, invece, in momenti salienti dell’esistenza sua e delle persone che ama e che lo amano.
Un’idea narrativa svolta raccontando minuziosamente la quotidianità e lo sforzo di Henry e sua moglie Clare per avere una vita normale.
Laddove era possibile addentrarsi in arditi voli e meditazioni sullo scorrere del tempo, sul determinismo e la casualità, sulle tecnologie genetiche, l’autrice fa invece una scelta minimalista, quasi soffocante, e risolve la narrazione nel chiuso del dramma di Henry che non può gestire questo suo potere e ne è totalmente in balia e nel dramma di Clare, cui spetta il compito di aspettare, mettere da parte vestiti, pregare perché suo marito non scompaia nelle situazioni meno opportune.
Così è una storia d’amore. Un amore totale e disperato. Soprattutto totale.
Insomma sono combattuta: da una parte il fascino malinconico che pervade la storia, l’idea dell’amore monolitico e assoluto dei due protagonisti che non si ribellano mai e convivono con l’inatteso, con il tormento di sapere e non poter dire, di aver già vissuto e non poter cambiare, di rivivere angosce decine e decine di volte, convivono con la difficoltà di avere enormi spazi di conoscenza sulla vita dell’altro senza che l’altro sappia e nessun potere per fermare il presente.
Dall’altra ho il fastidio sottile nei confronti del circolo insopportabilmente chiuso su se stesso di tutta la storia, del fatto che uno dei due (Henry) pur faticosamente e con grave pericolo, passeggi nella vita dell’altra (Clare) modellandola a suo piacimento (ché le incursioni di un Henry più che trentenne sul prato di casa di Clare bambina siano alla fine delle violenze psicologiche belle e buone). Clare bambina e adolescente vivono costantemente nell’attesa delle apparizioni di Henry, se ne innamorano e che altro mai potrebbero fare? I viaggi nel passato non cambiano il corso delle cose, come sostiene Henry? La comparsa di quella specie di angelo nudo sul prato non crea una pressione deterministica sulla vita di Clare? E questa insistenza sull’aspetto fisico del rapporto fra i due non sottolinea ulteriormente la condizione di possesso di Henry su Clare?
Però il libro è scritto con una precisione ammirevole nel rapporto fra gli accadimenti e gli incontri e quello che l’uno sa e l’altra no e viceversa; inoltre la lettura ti risucchia totalmente nella spirale avvolta su stessa della vita escheriana di Henry e Clare. Anche quando ci sono descrizioni di quotidianità apparentemente inutili, le segui con il fiato sospeso, aspettandoti che da un momento all’altro Henry scompaia, oppure appaia il suo doppio in arrivo da chissà quale momento futuro, oppure che ci sia qualche piccolo particolare che nel prosieguo della narrazione ti servirà per mettere insieme qualcuno dei tanti puzzle temporali che l’autrice modella fra le pagine.
Una specie di aria magica si materializza intorno al libro e all’immagine di copertina. Con Clare aspetti trepidante le inattese scomparse di Henry e poi... puff, ti scompare anche il libro. Perché l’avevo portato con me e mancavano forse venti pagine e, godendo del sottile piacere che me ne derivava, immaginando ormai lo svolgersi del finale, l’ho chiuso e ho deciso di rimandare il rito della pagina conclusiva e celebrarlo nel silenzio di mezzanotte rannicchiata nel letto. Ma il libro mi ha punito ed è rimasto, credo, sul cruscotto della macchina della persona gentile di cui so solo il cognome e dal quale insieme ad altri ho accettato il passaggio verso casa ieri sera.
Adesso aspetto... che si rimaterializzi qui ed ora... con la sua immagine di copertina sfuocata e inquietante; ma mi piace pensare che sia giusto così: Clare non sa quello che sa Henry e viceversa, il finale è ancora aperto, anche viaggiando nel passato e nel futuro mi è rimasto il gusto di immaginare che le cose potranno ancora cambiare prima dell’ultima riga.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Ilse. Rispondo qua al tuo gentile commento sul mio blog, perchè io lì ne sono impedita, per problemi tecnici... Hai fatto una recensione bellissima, ti ringrazio per averla condivisa con me. E non sai quanto mi dipiace che tu sia rimasta senza finale! Sembra proprio che l'apparire e scomparire sia la peculiarità di questo testo... Vedrai che, per la stessa, prima o poi il tuo libro ricomparirà, per magia o per amore, chissà... fammi sapere!

ilse ha detto...

grazie a te, Ramona; la bottega di lettura di vibrisse,bollettino è una fonte preziosissima di consigli di lettura e idee per leggere meglio...