venerdì 9 luglio 2010

La luna e i falò, Pavese

Avevo fra le mani un La luna e i falò non mio ieri sul tram e ho cominciato distrattamente a leggerlo per colmare l’attesa. Mai letto nulla di Pavese, che vergogna! L’idea vaga era quella di un autore scolastico, glorificato da un clima culturale del dopoguerra soprattutto per appartenenza, triste, un po’ pedante, molto regionale, di cui però parlare bene a prescindere per non fare brutta figura.
E’ finita che ho fatto quasi la notte in bianco attaccata al libro.
Stupendo!
Breve, eppure incredibilmente completo. Capace di abbracciare in rapidi passaggi temi essenziali: la convivenza con i ricordi, la povertà e le ideologie, l’emigrazione e il ritorno, l’amicizia e la formazione dell’adolescente, la terra e le classi sociali, la storia dolorosa della Resistenza, la famiglia e le donne. Meravigliosa prosa, paesaggi piemontesi impressionanti e dolorosi, finale da Mito.
Sono incantata dall’immagine delle tre ragazze della Mora: non ti aspetti in una scrittura cupa questo tratteggio lieve, quasi sensuale.
Questa lettura è stata un immenso regalo.

Nessun commento: