lunedì 19 luglio 2010

La guerra dei cafoni, Carlo D'Amicis

Si può decidere di scrivere una storia di adolescenti.
Un resoconto di un amore giovanile che nasce, o le avventure di una comitiva di amici maschi.
Oppure un racconto vintage sugli anni settanta.
Oppure un romanzo sociale sul sud, o sui contadini/pescatori, o sugli operai del siderurgico.
O invece ancora una bella storia sulle vacanze al mare.
E, perché no, una lirica alla propria terra di origine, tanto più lirica se questa terra di origine è il meraviglioso Salento.

Si può invece decidere di riscrivere l’Iliade e trasfigurare tutto quanto detto ai precedenti punti così che la storia di Mela e Maligno sia realtà rivisitata dal Mito, paesaggio di terra sfocata dal sole e dello sguardo informe e violento di 14enni.
Bellissimo romanzo, sa di acqua marina trasparente e di sangue spesso, di calura pomeridiana e noia da riempire, di polvere della strada e desiderio incapace di riconoscersi.
L’adulto lettore non sa se sorridere per la consapevolezza e il distacco con cui guarda alla “guerra” o se piangere di nostalgia esattamente per lo stesso motivo.

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