lunedì 21 dicembre 2009

l'uomo del treno di Leconte

Idea accattivante (professore pantofolaio e delinquente senza pace che si incontrano e si scambiano pezzi di vita per caso); resa della sceneggiatura troppo prevedibile; simbolismi faciloni e finale eccessivo.
Però una così bella aria da film francese che detta in questo modo non si spiega, è quasi una idiozia e allora adesso mi metto alla ricerca delle parole giuste per capire che cosa sia: una specie di aderenza alla realtà (né macchietta né colossal insomma) e una forma di rispetto per i paesaggi e gli ambienti e le quotidianità che fa sì che, anche nel film più drammatico, ci sia un certo gustarsi le cose più belle della vita. Sarà questo?

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