mercoledì 18 novembre 2009

al mio giudice di perissinotto

Sono stata attratta inizialmente dal possibile meccanismo di autoreferenzialità letteraria, dato che il titolo e la struttura fanno esplicito riferimento ad altro libro e altro autore: e che autore! A me il gioco delle scatole cinesi con i rimandi, i richiami, le ispirazioni più o meno scoperte e le citazioni piace molto.
Il risultato è però deboluccio; ti resta solo la curiosità, neanche tanto spinta, di chi sia alla fine il vero cattivo.
La prosa è molto piatta; i personaggi raccontati per fatterelli.
Il tono del carteggio fra un giovane uomo ricercato per assassinio e una giovane donna giudice è inverosimile: di botto familiare e confidenziale, come due compagni di oratorio che si raccontano come hanno passato la domenica.
La trovata poi del ricercato che termina i suoi giorni a fare l’attore porno nei teatrini del nordeuropa che cosa diavolo c’entra? Sembra appiccicata con lo sputo, come se l’autore volesse togliersi il gusto di raccontarci un po’ di sue personalissime fantasie.

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