Non mi hanno ancora dato un posto mio e così non ho potuto riportare da casa lo zaino che trabocca delle inutili cose che fanno “casetta” sul mio posto di lavoro da anni.
Nell’attesa mi appoggio sulla scrivania di una donna e respiro da clandestina la sua atmosfera di “casetta” e mi accorgo che mi fa piuttosto schifo.
Sotto il video, la foto di una bimba sconosciuta mi rivolge uno sguardo continuo che mi inquieta; per giunta la foto, troppo grande, è parzialmente coperta dal disegno di una testa di cavallo tenuto con una molletta da bucato. La cornice del video tutto intorno è macchiata di cartacce: vecchi disegnini della bimba, incerti e presuntuosi, ingialliti e ripiegati; post-it minuscoli che forse risalgono a decenni perché non riescono più a stare incollati da sé e sono stati attaccati con pezzettini di nastro adesivo, intanto la striscia di colla del post-it si è tutta ripiegata e ha assorbito polvere nera: eppure ci vorrebbe così poco per ricopiare i numeretti scritti a matita su un post-it nuovo brillante!
La tastiera traballa perché poggia in malo modo su una specie di agenda da tavolo a foglioni slabbrati, sulla quale perde di continuo l’equilibrio una immaginetta della madonna malritagliata da un cartoncino.
Sul ripiano laterale fanno mostra di sé: tre piccoli calendari da tavolo di argomento religioso, una scatola vuota di gomme da masticare, un tubetto di crema per le mani, una tazza da the sporca (!), un rotolo di carta igienica, scontrini vari sparsi ovunque, anche attorcigliati sul filo del mouse, dal piano superiore della cassettiera, infilata sotto il tavolo laterale, sporgono diversi numeri di una rivista pubblicitaria di mobili a buon mercato.
Dietro la mia testa, in ottima vista, due lunghe stampate che già conosco: uno è l’elenco dei revival anni 70 e 80 (noi che abbiamo visto in televisione questo e quello e poi mangiavamo come merenda questo e quello e poi non avevamo il computer e giocavamo a questo e quello...): ma che palle, io non sono i prodotti di consumo della mia infanzia, io sono altro e più dei programmi della tv dei ragazzi; poi c’è la solita spataffiata sulla maternità: per le mamme che questo e per le mamme che quello e vai di lacrima facile.
Così sono in dubbio se ripristinare il mio arredo da scrivania il giorno che finalmente ne avrò una mia. O almeno cercherò di fare una analisi seria di quello che finirà per rappresentar
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