Un bel giorno, a proposito di Hornby, potresti decidere che quell’aria scanzonata ti comincia a stare profondamente sulle scatole; all'inizio ti può sembrare l’amicone della compagnia che ha sempre la battuta pronta, che riesce a sdrammatizzare ogni situazione, che è insostituibile e necessario per ravvivare la serata, ma il giorno che ti succede qualcosa di brutto comincia un po’ a stufarti, fino a quando quell’ironia onnipresente non ti diventa insopportabile.
Insomma uno potrebbe anche chiedersi che cosa cavolo ci trovi Hornby di così leggiadro e divertente nelle difficoltà delle ragazze madri, nelle famiglie sfasciate, nei depressi che vogliono suicidarsi, nelle 40enni in crisi di identità; ti potresti chiedere come fa a rendere buffa commedia il disagio sociale.
Ecco. Proprio questa è la risposta, forse. Come fa a rendere commedia il disagio sociale? Semplicemente, forse, con la sua intelligenza.
Così pensavo, mentre leggevo d’un fiato le disgraziate vicende di un sedicenne un po’ svampito che si ritrova padre senza neanche sapere come, che sarebbe fantastico avere Hornby come biografo.
Diamine, sarebbe utilissimo mettergli in mano la propria sgangheratezza esistenziale e vedere che cosa potrebbe tirarne fuori. Come riuscirebbe a farmi ridere, commuovere e compatire me stessa. E, naturalmente, aiutarmi a vivere.
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