Legando la bici rossa al palo davanti all’ufficio le dita sono inciampate come sempre sulla catena inguainata bloccata intorno al manubrio da quando la bici era usata da mia figlia.
Sono già due o tre le catene legate e dimenticate sulle bici di casa, per le quali si è persa la chiave.
Credo però che le chiavi non siano andate veramente perdute, di sicuro riposano nei cassettini dell’ingresso, oppure fra carte, biglietti e rimasugli di giochi elettronici negli scaffali dei ragazzi, o nelle scatole da scarpe svuotatasche impilate su ogni piano orizzontale del piccolo studio/deposito/stanzette di servizio cioè la pseudosoffitta di casa nostra.
Magari quella chiave è stata a suo tempo conservata con cura, dopo un meditato esame di angoli e ripiani e scatoline, alla ricerca del luogo più adatto, in un gesto che esprimesse insieme affetto e possesso per le cose di casa.
Nessuno ha voglia di cercare,catalogare, accoppiare le chiavi alle catene e consentire la liberazione delle bici dai lacci di ferro e gomma che sbatacchiandoci sopra ne arrugginiscono la struttura.
E lasciamo che si stratifichino oggetti, vecchi gesti, ricordi, simboli, come se cominciassimo davvero a condividere una storia lunga ormai qualche lustro, una storia che comincia a valere la pena di ricordi e racconti e di una casa mezzo museo.
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