David Mitchell presumo sia una specie di pazzo.
O invece un grandissimo genio.
L’atlante delle nuvole ha una struttura bizzarra nella quale fai fatica a districarti: ha incastonato una storia dentro l’altra, lasciandole in sospeso e riprendendole in ordine inverso e seminando qua e là riferimenti fra una storia e l’altra.
Ma non è così semplice. Intanto le storie sono diversissime per ambientazione e stile: il romanzo epistolare, la spy story, l’interrogatorio, il flusso di coscienza.
Poi ogni storia si dipana in se stessa in maniera profondissima, si ha la sensazione di precipitare in un pozzo che va allargandosi di significati e rimandi sociologici, politici, filosofici, antropologici, scientifici...
Sono storie che si svolgono a dimensioni lontanissime nel tempo e nello spazio, eppure ne trai una visione di insieme. Ecco, più che una struttura a matrioska, l’idea forte è invece quella degli universi paralleli, o del tempo come concetto relativo, di fronte, invece alla simultaneità di tutta la storia, in un unico puntino.
Estenuante e affascinante.
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