Ci sono delle scene “belle” nel film Saturno Contro; con belle intendo proprio riferirmi all’aspetto estetico, penso cioè alla luce e ai colori, ai movimenti della macchina e alla composizione quasi di danza che i tanti protagonisti fanno sulla scena al ritmo di una colonna sonora molto accattivante; penso ai dialoghi spessi, sempre significativi, una collezione di aforismi; penso alla lussuosa location, al magnifico appartamento e alla bella villa a picco sul mare.
Poi... più niente. Allora cerco qualche recensione in rete... valore dell’amicizia, tema della separazione, dolore per la morte dell’amato... Ma mi sembrano recensioni che si arrampicano sugli specchi in cerca di profondità esistenziali inesistenti. La strana sensazione è che il magnifico regista de Le fate Ignoranti e La Finestra di Fronte non avesse proprio niente da dire e si sia limitato a costruire una sontuosa cornice almodovariana a sue vicende estremamente personali ma anche estremamente normali: banali storie di coppie e corna, stereotipatissimi bambini, cenette a parlar di cazzate, un po’ di sesso molto molto glamour (con una Isabella Ferrari dea della bellezza e dell’eros sofisticato e un Luca del GF in mutanda immacolata stile pubblicità D&G)..
Almodovar nei colori, Almodovar nel gioco corale degli attori, Almodovar nello sguardo sensuale della telecamera sul corpo maschile.
E poi un po’ di angustia, perché, diciamolo, dai tempi de Il Grande Freddo in avanti, di nove benestanti che mangiano, si parlano addosso e giocano a ping pong chissenefrega?
La ricchezza del cast credo sia stata un po’ la carta vincente di questo film, solo che anche in questo caso, non riesco a condividere l’entusiasmo. A parte la mostruosamente brava Vukotic e la non abbastanza lodata Savino, più brava dei ruoli un po’ macchietta in cui è spesso confinata, tutti gli altri mi sembrano leggermente fuori ruolo. Troppo politically correct, senza uno spazio autonomo, senza chiaroscuri, figurine leggere di un girotondo di carta; anche la Angiolini, che pare abbia stupito tutti, in realtà non riesce a liberarsi da quell’aria da “donna del capo”, da “che ci posso fare se sono stata scelta io” che la perseguita e quindi non può apparire credibile in un ruolo che poteva avere molta più drammaticità.
Accorsi e Buy sono finiti per caso in questo film, continuando a interpretare quelli de Le Fate Ignoranti.
Favino e Argentero nel ruolo della coppia omosessuale sprizzano imbarazzo da tutti i pori.
E Timi, Timi, attore d’altra levatura e autore di un bel romanzo, che diavolo ci faceva là in mezzo? Bisognava toccare tutti i temi “alternativi” e allora un accenno alla coppia interrazziale? Mah.
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