Credevo semplicemente di aver accompagnato mia figlia alle prove generali di un piccolo saggio di hip hop; invece mi sono trovata immersa in una scena bizzarra, bunueliana .
Immagino esista tutta una categoria di bambine condotte alle lezioni di danza classica; immagino che a un certo punto queste bambine comincino a crescere e che smettano, per forza di cose, insomma di fisichetti alla carlafracci quanti ne resteranno?
Bene, ho scoperto che c’è qualcuna che non smette. Ho scoperto che ci sono gruppi di diciottenni che versano la loro retta a scuole di danza nascoste nei cortili e continuano a sollevarsi sulle punte anche quando il baricentro è stravolto dalle rotondità.
Così ho trascorso un piccola ora, in un teatro vero, piccolo, ma con tutte le sue cose al posto giusto, con il legno del palcoscenico e i tendaggi pesantissimi e scuri e queste ciccie, questi sederoni, questi seni, questi coscioni si mettevano sulle punte, si muovevano con una grazia impensabile, anche se l’effetto finale non era da serata alla Scala.
Non è meraviglioso mi sono detta? Che le persone facciano cose che nessuno si aspetterebbe da loro? Che ci siano teatrini polverosi dove ragazzone cellulitiche ballano il bolero in tutù a dispetto delle immonde riviste che ci intasano il cervello?
Sì, penso proprio che ci sia del bello nascosto in oscuri angoletti.
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