venerdì 4 gennaio 2008

Chesil Beach

Prende una frazione di tempo e la racconta lentamente; blocca in fermo immagine e ti racconta un antefatto che renda più chiaro lo svolgersi dell’azione sospesa; forse sta cercando la simultaneità McEwan, la totale coincidenza fra tempo della lettura e tempo dell’evento narrato. Però l’effetto estetico è notevole e tanto più scopri il meccanismo tanto più ne resti affascinata. Se la dilatazione dei momenti in Sabato diventava spesso semplicemente noiosa, non si può negare che qui la materia pruriginosa tiene desta l’attenzione.
Ma come diavolo ha fatto, ti chiedi alla fine, a descrivere così puntigliosamente il disgusto innocente di una ragazza nei confronti del misterioso evento sessuale cui si sente condannata?
Mi hanno detto: a) che racconta ambienti di ricchi fuori del mondo che non gliene può fregare di meno a nessuno; b) che quei due lì sembravano di un secolo prima, altro che 1962, insomma che è un racconto poco verosimile.
Invece è molto vero.
Forse McEwan ti fa incazzare perché si diverte a sezionare gli umani su tavoli di laboratorio.

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