lunedì 16 luglio 2007

Essere Daisy Miller

La prefazione di Italo Calvino introduce contrapposizioni Europa/America, considerazioni su male e paura di vivere, fobie di classe e perfino suggestioni spirituali di protestantesimo e paganesimo. Insomma un perfetto schema su cui legioni di liceali possono far fiorire tesine interdisciplinari.
Io invece arrivo a Daisy Miller di Henry James passando per Teheran e le lezioni di Azar Nafisi e la mia attenzione si ferma su Daisy e sulla sua semplice e diretta richiesta di essere se stessa. Senza ruolo.
Guardare dritto in faccia senza mossette strategiche. Decidere senza ossequi a formalismi paludosi.
E’ facile essere dalla sua parte sulla carta. Quando in gioco sono le ridicole richieste di presunta buona reputazione vittoriana.
Più difficile provare ad essere Daisy sul serio.
Prendiamo per esempio essere una donna, entrare ogni giorno in un ambiente di lavoro, avere una famiglia: quante mezze calzette di Winterbourne hanno bisogno di trovarti etichette per poterti ridimensionare?
Quante Mrs. Walker hanno sempre la regola giusta da indicarti, dietro solide ipocrisie così comode? Comode anche per Daisy, diamine. Non è molto meglio essere rispettabile? Perché ostinarsi come Daisy a provare la passeggiata notturna fra le rovine del Colosseo, perché ostinarsi a farsi vedere in giro in compagnia di Giovanelli, quando sai che non te ne importa nulla?
Al solo scopo di indisporre la Mrs. Walker di turno è evidente. E non darla vinta a Winterbourne, che diciamocelo, è proprio un vigliacco.

4 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Tu qui tratti e scrivi di libri. Io nel mio blog tratto principalmente di tematiche sociali ed anche a volte di libri.

Mi piacerebbe poter linkare il tuo blog e se tu lo valutassi possibile poter essere linkato sul tuo.

PS: hai letto "La marcia dei solitari" di Dovlatov?

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

In pratica Daisy vuole essere se stessa senza compromessi.

Non é facile, ma tendere a quel risultato non é impossibile. Non é importante che altri tentino di etichettarti, l'importante é scrollarsi di dosso questa loro voglia di catalogarti e non permettere a nessuno di lasciarti convincere ad essere una categoria predefinita.

Essere soddisfatti di noi é la prima regola. Deve esserlo, secondo me.

PS: tuo blog é stato linkato.

Anonimo ha detto...

solo donne nel tuo angolo visivo (domanda, non provocazione)?

ilse ha detto...

hai ragione ellepi
ma non lo faccio apposta