venerdì 4 maggio 2007

Ce l'hai!

Mi hai toccato e scaricato addosso il tuo senso di colpa consumistico.
Adesso sono io che apro l’armadio e guardo quel cappotto assurdo e costosissimo ancora con il cartellino che tua figlia non ha mai voluto portare; e aveva pure ragione, dai, ma non l’hai visto che è più che fuori moda, semplicemente senza moda, una cosa fuori dal tempo che non avresti messo neanche tu, 30 anni fa.
Adesso sono io che mia figlia non ci pensa proprio a metterselo, e il cappotto di vellutino si gonfia nello spazio angusto dell’armadio e faccio quasi fatica a chiudere le ante.
Portarlo nella campana gialla delle pezze smesse? Siamo pazzi. Prima ancora di pensarci rivedo la tua faccia: “E’ costato un occhio!” hai detto seria e pesante quando me l’hai dato.
A chi lo posso passare? Il senso di colpa dello spreco, più che il cappotto, intendo.
La cugina tale è ancora di taglia mignon; la cugina tal’altra tu la vedi tutti i giorni e riconosceresti subito il giochetto.
Buttare 300 euro circa di cappotto di bambina mai messo? Tu non l’hai fatto; io non lo faccio.
Ma io abito a Milano... hai idea di quanto costa un metro quadro dalle mie parti? Hai idea di quanto costa quel mezzo metro quadro di suolo che il tuo cappotto occupa da tre anni?

Allora lo butto.
Deciso.
A meno che...
Magari la figlia del portinaio.
Anche quei giochi in scatola impilati sugli scaffali. Sì quelli che una lontana collega mi ha portato svuotandosi la stanza dieci anni fa (tu hai tre figli, sono praticamente nuovi) e noi tutti contenti ci siamo imbottiti la stanzetta facendo anche, grati e commossi, il calcolo mentale del valore commerciale del regalo ricevuto.

Che imbecilli!

1 commento:

Anonimo ha detto...

godibilissimo questo post! (questo si che è saper scrivere, a mio modesto parere)