mercoledì 23 novembre 2011

XY, Sandro Veronesi

La delusione di non trovare una soluzione all’enigma è direttamente proporzionale alla qualità della narrazione.
Ma che soluzione non ci sarebbe stata lo si capisce quando ben presto la trama devia dalla questione dell’irrazionalità dell’evento scatenante (lo squalo estinto da duecento anni... bum!) e limpidamente si addentra nella psichiatria e nel duetto fede-scienza.
Le idee sono tante e la carne al fuoco avrebbe consentito un’opera monumentale; invece l’autore sceglie di levigare talmente tanto da cadere nell’irrisolto. Peccato! O forse la brevità e la leggerezza necessarie per non annoiare il lettore sono ormai un must dell’industria della narrazione?
Il romanzo alla fine è quasi didascalico nel suo essere consolatorio.
Al male non c’è soluzione o spiegazione. Per quanta forza tu possa dispiegare per contrastarlo.
Scritto benissimo: inquietante e quasi horror e invece anche lieve e intrigante.
Ma soprattutto: molto, molto religioso.

P.S. (attenzione spoiler): un sentito ringraziamento all’autore per averci evitato (pur essendoci andato abbastanza vicino) la banalità della vicenducola sentimentale fra il prete e la dottoressa!

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