martedì 25 marzo 2008

odifreddi e i cristiani

L’idea di leggersi Perché non possiamo essere cristiani a cavallo dei tre giorni delle vacanze pasquali è solo un caso; oppure è voluta.
La visione della benedizione urbi et orbi tramessa da raiuno, con tutta quella pioggia, tanta da sembrare debordare dal televisore, alla luce delle cose lette rannicchiata nel letto che mi ospitava, o sul divano mentre altri (una volta tanto) si preoccupavano di che cosa mettere in tavola, quelle immagini, dicevo, di medioevale cupezza apparivano stranianti, inquietanti.
Il punto è che il libro Perché non possiamo essere cristiani è di una incontestabile lucidità.
E’ abbastanza dispettoso il tono, non c’è dubbio. Come meravigliarsi se qualcuno può sentirsi offeso?
Però... mi sembra che Odifreddi non si ponga neanche il problema di dire Dio esiste o no, o forse lo dice, ma chi se ne frega, lui è ateo, OK. Comunque non mi pare che su questo si soffermi più di tanto. Mi sembra che la domanda che rimbomba da una pagina all'altra sia invece: è normale che io accetti che la mia religione (qualunque essa sia) mi chieda di sospendere la ragione e accettare per fede questioni che appaiono assurde se guardate con l’occhio dell’ateo?
Allora questa lettura diventa una sfida affascinante invece che un insulto.
Punto 1: provare il desiderio forte di avere di fronte l’autore per continuare a discutere; punto 2): provare quel piacere della lettura, quello che non si prova spesso, quello che ti fa sentire la presenza dell’autore schietta, senza mediazioni di stile e tecnicismi, semplicemente una intelligenza che si pone al servizio di una discussione.
Mi bastano solo questi due primi punti perché la lettura di questo libro sia una esperienza importante.
Poi ce ne sono un sacco di altri, di punti...

E mi piace come finisce, moltissimo.
Dio se c'è è uno.
La religione dovrebbe essere una per definizione. Per definizione! Come se ne esce dal parodosso che sono invece tante e tutte dicono di essere la sola vera? Forse abbassandole al rango di complesso di riti in ossequio al contesto sociale? Bisognerebbe occuparsene di questo paradosso.

La scienza è una. Una sola. Se Dio esiste, dico così sottovoce Odifreddi, non si offenda, se Dio per caso esiste, non è che la ricerca scientifica e la ricerca teologica sono più vicine di quanto le religioni costituite vogliono farci credere?

A me l'idea della matematica linguaggio con il quale Dio ha scritto l'universo piace da morire.

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