Perchè la visione de La febbre di Alatri mi ha infastidito? Che sia invidia e acido rimpianto quello che sto chiamando fastidio? Dato che sono qui a fare l’impiegato e non mi sono presa il lusso di spingere in una buca del cimitero i capetti che mi rovinano la vita e si fanno beffe dei miei sogni?
Vediamo... il messaggio che sembra voler passare per il tramite di questo film è: ci sono dei trentenni puri che il mondo marcio vuole corrompere con il posto fisso, ci sono dei trentenni creativi che il mondo mediocre vuole ingrigire per renderli uguali a sé. Allora il trentenne eroico, puro e creativo, si salva licenziandosi e andando a vivere in campagna con i cani randagi, ove sarà raggiunto da strafiga innamoratissima secondo la nota formula pieraccionesca per cui più sei imbranato, perdente e inconcludente più la prima strafiga di passaggio si innamorerà di te, devi solo accettare il fatto che prima era un po’ zoccoletta ma era il suo modo di essere creativa.
Il capolavoro dei luoghi comuni con, per di più, Fabio Volo nella parte di se stesso.
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