giovedì 23 agosto 2007

il cacciatore di aquiloni

Che cosa so della storia dell’Afghanistan? Poco; quello che passa il convento della nostra informazione generalista, non per sua colpa ma per mia mancanza. Quanto può interessarmi saperne di più? Molto. Quanto può diventare anche gradevole saperne di più? Moltissimo, se l’informazione passa attraverso il racconto di una storia. Questo l’apporto positivo della lettura de Il cacciatore di aquiloni.
Aggiungo una bella caratterizzazione del personaggio Baba e il suo graduale umanizzarsi dalla condizione di privilegiato sociale in Afghanistan a quella di profugo ai margini della società americana.
Il resto è: 1) un mix leggero e sentimentale di L’amico ritrovato, Dickens, L’incompreso e letteratura di formazione varia nella prima parte, quella dell’infanzia felice in un Afghanistan felice (?); 2) una fiction ben riuscita sulle vicende agrodolci di una comunità profuga in America nella seconda parte; 3) un susseguirsi un po’ convulso di colpi di scena abbastanza prevedibili e di sviluppi molto pittoreschi della vicenda nella terza parte, dove la stessa figura del protagonista si trasforma da un passato di riflessioni e debolezze a un poco credibile presente da Rambo.
Avrei preferito che il legame con il passato di errori venisse ricucito in nome di amicizia e valori e crescita morale, piuttosto che per l’emergere di rapporti familiari alla soap-opera.
Però sono sicura che la versione cinematografica di Spielberg sarà bellissima; aspetto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho trovato appassionante l'inizio ma molto (troppo) scontato l'epilogo.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ben tornata Ilse.

Io credo che sull'Afghanistan forse si dovrebbero leggere libri di persone che attraverso gli aiuti umanitari portati davvero conoscono quella realtà.

L'hanno fotografata con i loro occhi e anche raccontata. Simona Cataldi che non è certo famosa come tanti altri nomi di giornalisti depositari della verità in quei luoghi qualcosa ha raccontato sia in un suo piccolo libro che, tempo addietro, in una intervista sul mio blog.

Quando si tratta di sociale io resto del parere che un libro che cmq sia anche romanzo, quasi "fiction" non sia adatto se non per una lettura appassionata ed intensa magari ma non realmente delineante della situazione in quel Paese in quel momento storico.