martedì 21 giugno 2011

L'energia del vuoto, Bruno Arpaia

Probabilmente le parti migliori di questo libro sono quelle che tentano la divulgazione scientifica: ma è a causa del fascino dei concetti sfuggenti della fisica contemporanea. La annunciata compenetrazione tra romanzo e scienza risulta invece non riuscita, tanto è vero che i contenuti relativi a relatività e quantistica e teorie sul tempo e sull'universo sono proposti al lettore ricorrendo all’espediente di lezioni universitarie facilitate o spiegazioni personalizzate a uso e consumo di una giornalista neofita e curiosa.
Intorno a questa divulgazione l’autore tenta di costruire un intrigo interessante a metà strada tra Crichton e Dan Brown senza raggiungere mai un livello di tensione sufficiente e anzi pasticciando con elementi di trama che restano o irrisolti o proprio incomprensibili. Il finale stesso è troppo veloce, quasi inconsistente.
I personaggi che gravitano intorno al Cern sono una folla confusa e i “cattivi” fanno meno paura dei terroristi di Checco Zalone.
La giornalista (che dovrebbe assumere su di sé lo sguardo del lettore esterno e curioso) è appesantita da una sfumatura erotica cacciata dentro solo per rendere più intrigante la storia.
C’è un tentativo di approfondimento psicologico nei rapporti fra il fisico Emilia e il marito misteriosamente fuggiasco; un tentativo appunto.
Non è sbagliata l’idea di sparigliare la sequenza temporale, a suggerire le idee più avanzate sull’esistenza o meno del concetto di tempo come flusso; ma il risultato sul piano narrativo non decolla e finisce col rendere tutto ancora più confuso, quasi fastidioso.
Se la trama è sciatta, purtroppo il vero disastro è la lingua: metafore poetiche banali e aggettivazioni da diario adolescenziale.
Come è possibile che questo romanzo sia nella cinquina dello Strega?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

concordo pienamente su tutto....ci prendono in giro...fortunatamente l'ho preso in prestito in biblioteca.

paolo coccia

Antonio l'Eresiarca ha detto...

E' vero: un commento assolutamente aderente alla realta' del libro. Ma come e' possibile che uno scrittore come Arpaia sia già a corto di idee tanto da pasticciare in modo così evidente?