Il fatto che io abbia così significativamente ridotto il ritmo numerico dei libri letti è dovuto a un contrarsi contingente delle ore a disposizione per la lettura o a un inconsapevole momento di rigetto?
Forse è solo un caso; forse è solo che niente che mi sia passato per le mani in queste settimane mi ha catturato, sia pure per una sola pagina.
Forse è che l’aiuto saltuario richiesto da mio figlio per fisica e matematica mi sta costringendo (con mio sommo diletto!!!) a metterci del tempo e della passione, di solito sfogata sui libri.
Comunque ho finalmente letto il famoso L’ospite inquietante di Umberto Galimberti, pieno di tanto buon senso in bella forma e di tante idee sulle quali non si può che essere d’accordo; facile da leggere, spunto di riflessioni sul proprio quotidiano.
Quando si leggono libri così scatta la sindrome dell’impegno sociale e ti metti a portarlo in bella mostra nelle situazioni più disparate, augurandoti che ti chiedano “cos’è perché com’è chi è” e tu suggerisci lodi e proponi.
Me lo hanno già chiesto in prestito in cinque o sei.
Eh dai, compratelo; è uno dei rari casi di libri per i quali il rapporto contenuto/prezzo è superiore alla triste media.
Non è che ci siano dentro risposte definitive; è però pervaso da una tensione spirituale forte e questo mi piace, di questo c’è bisogno, tensione spirituale.
Non voglio più lasciarmi scavare dentro dal tanto che fa, tanto a che serve, tanto è lo stesso.
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