mal di pietre è brevissimo; con tutto il materiale che c’è dentro si poteva fare una soap opera di 5 stagioni. Non capisco se è un merito o un demerito, cioè se lodare l’autrice per la capacità di sintesi (chissà come martella i suoi studenti su ‘sta cosa) o rammaricarmi per lo spreco.
Mal di pietre è molto accattivante per un target ben preciso, cui appartengo: donne, sposate, madri, oltre la quarantina: insomma gronda autobiografismo femminile di quello buono, di quello che ci trovi l’amore per la propria terra, qualche espressione dialettale qua e là, ricordi di infanzia, maternità, desiderio di amore profondo, sensualità negata, istruzione negata, senso della famiglia, testimone che passa da nonna a nipote.
Qualcosa s’era già visto, per esempio c’è molta Tamaro in questo libro.
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