martedì 15 marzo 2011

muccino di baciami ancora

Un po’ scanzonato, un po’ agrodolce, il film di Muccino si impegna addirittura a descrivere le delusioni e gli amori dei quarantenni. Pochi quarantenni a dire il vero, una fettina di mondo, proprio una sottilissima fettina, ma tant’è: questa fettina di universo riempie i film italiani di successo e resta il riferimento per tutta una schiera di cineasti nostrani che coerentemente, anzi in ritardo rispetto alla narrativa contemporanea, fa’ una cosa sola: racconta se stessa.
Tuttavia la manciata abbondante di luoghi comuni contiene tante verità e la confezione è gradevole, mai noiosa, efficace nel suo genere, di gran livello per qualche attore (Favino per esempio) e soprattutto, quasi uno sforzo intellettuale rispetto ai manuali d’amore di veronesi.
Se è banale l’operazione tutta, è banale anche il tentativo di trarre una sintesi pedagogica (voluta o non voluta chissà): la vita crediamo dovrebbe rispondere ai nostri sogni e invece, il disordine dei giorni, l’accavallarsi di bisogni, il caso stupido e cieco spazzano via tutto... però una cosa si salva e ci salva (sempre quella, in ogni romanzetto, canzonetta, filmetto): l’amore. Allora l’insopportabile protagonista di Accorsi vince il suo premio finale riprendendosi la moglie (nonostante irresponsabilità e fughe costanti) e il personaggio di Impacciatore viene punita per aver fatto prevalere la cinica ragione e aver difeso un equilibrio conquistato (facendosi il mazzo) dall’invasione confusa di un amore immaturo e depresso.
Naturalmente non condivido la bugiarda filosofia del va’ dove ti porta il cuore. Né condivido gli stereotipi cui i personaggi femminili si adeguano ancora una volta: gravidanze desiderate, mancate o impreviste che sbloccano all’improvviso situazioni bloccate o ridanno slancio all’esistenza. Solo questo il ruolo delle donne: gravidanze, maternità, genitalità, genitorialità. Che palle!

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