lunedì 5 gennaio 2009

patrimonio

Non mi ricordo un inverno così cupo. Io sono nata in un posto in cui a Natale si può passeggiare con il maglioncino. Ma anche qui a Milano, in tutti questi brevi anni, non ricordo un susseguirsi così monotono di giornate livide, di termometro sempre intorno allo zero, di buio presto, di nevicate brevi e intense.
Dire la malinconia che ne deriva è una banalità. Aspetti che migliori e intanto ringrazi il cielo per la casa calda e non ti importa più che non sia poi così bella. La sera hai voglia di rannicchiarti. Al mattino a uscire di casa ti sembra di fare un gran gesto. L’ufficio è vuoto per le vacanze di natale, ti chiedi in che razza di posto sei capitata dove non gliene frega niente a nessuno che tutto si fermi per giorni e non provi nessuna nostalgia però per quel modo di fare da invasati che prende i responsabili degli uffici contabilità sul finire dell’anno, come se davvero il bilancio fosse scritto con il sangue, come se importasse davvero a qualcuno.
Però il silenzio cupo e scuro di questi corridoi antichi mette anche un po’ d’angoscia.

Poi mi dico che sarà colpa del libro di Roth, della morte del padre, del giro di boa ormai già dato.

Mi sembrava di aver letto qualcosa contro il Roth di Patrimonio, qualcosa tipo pornografia, tipo sfruttamento di una tragica intimità corporea del padre morente per farne un ennesimo romanzo di successo.
Io non ho provato schifo o sdegno; mi è sembrato dolce e rispettoso il racconto. Mi è sembrato realistico e universale, umano e rassegnato, amorevole e dignitoso.
Scrittura bellissima, come sempre: è la sua bellezza che ti frega e non riesco più a scollarmi dal cuore il senso della malattia, della morte, della solitudine in questo buio delle cinque da sola in ufficio.
E le previsioni sono pessime...

3 commenti:

--m ha detto...

Però sono un po' tristi questi tuoi articoli. Ima tristezza, infiorescenza endemica, che non si toglie con una doccia menchemmeno con un soffio di vento.

O no?

ilse ha detto...

mi sa che hai ragione
almeno però oggi a milano c'è il sole

Anonimo ha detto...

Vedila in positivo.

Le giornate si stanno già allungando.

E poi è bello resistere due minuti al freddo delle lenzuola, per poi godersi il teporino "animale" che cresce sotto al piumone.
Vuoi mettere con i 40 gradi delle notti canicolari, quando più passa il tempo e più il lenzuolo sembra una sindone grondante di umori soffocanti?

E poi dà soddisfazione, in questi giorni, ripensare ai freddolosi che, d'estate, mi ammanniscono pesanti reprimende sulla necessità di tenere il termostato del condizionatore "a non più di dieci gradi in meno della temperatura esterna, perchè poi fa male uscire a 36 gradi, dopo che ci si è acclimatati a 22!!!"
Adesso nessuno di loro propone, per lo stesso motivo, di mettere il riscaldamento a 8 gradi (fuori stiamo a meno due...)

E io finalmente vado a lavorare in bici con i miei guanti e il mio berretto (d'estate non potrei: arriverei in ufficio in un bagno di sudore).

Pensa a quegli sfigati che abitano a Pukhet, e tutto l'anno schiacciano zanzare senza mai togliersi la soddisfazione di comprare un capo in lana.