E’ tutto.
Basta ripeterla, così con le sue rime e quelle c e l e f che si inseguono e la voce non riesce a posarsi ché ogni immagine ne richiama un’altra in un crescendo che raggiunge il suo culmine in un nome magico, Ulisse.
Basta ripeterla e so quello che sono, so quello che sento.
Esilio, mancanza di patria, incapacità di capire qual è se mai ce ne è una.
Vaghezza di immagini di nubi bianchissime sparse in un cielo aperto e fronde d’ulivo, perse per sempre, che quando torni a vederle sono troppo polverose e devi scappare.
Terra petrosa e irraggiungibile, abbandonata al seguito del “folle volo” di Ulisse.
Bellezza eterna del mare.
Ulisse: bellezza della fama; tragica attrazione per la sventura; impossibile smettere di cercare.
Bellezza e basta.
E canto.
E la solitudine illacrimata. Nessun pianto.
C’è tutto.
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