martedì 15 maggio 2007

all'ombra dei cipressi e dentro l'urne

Era mia zia. Per l’esattezza era una delle sorelle non sposate di mio padre.
Abbia pazienza, io qui ormai ci capito talmente di rado; o meglio, non è che ci “capiti”; altroché, la cosa va organizzata; perché io abito a più di mille chilometri e se sono qui è per la visita a mio padre.
No, mi spiego meglio, quella di mio padre, lo so dov’è; c’ero anch’io quella mattina, c’ero... lasciamo stare...insomma, scusi, il problema è che non so dove sia quella di questa mia zia, ché quella volta io non c’ero, era primavera e di venire giù apposta neanche a parlarne.
Se può provare a guardare nei registri.
Ecco, l’unica cosa che so è che l’hanno, per così dire, momentaneamente appoggiata in una cappella di certi conoscenti; sotto, così m’hanno detto, sotto una cappellina, e dal cancelletto non dovrebbe vedersi nulla nemmeno, forse una scaletta, non so. Niente foto o nomi perché il posto è solo in prestito per un po’, fino a quando sua sorella non trova il tempo o la voglia di metterci dei soldi in questa faccenda, come definirla? La ricerca di un posto.
Ma sa che non saprei neanche da dove cominciare, ma se ne occuperà qualcuno per me; io spero mai per nessuno. Però anche questa sorella malandata che avrebbe dovuto pensarci, quasi non ci vede più.
Ma poi, si saranno detti quei cugini cui è toccato occuparsene, che cosa vuoi che cambi, tenerla qui o là, metterci il nome, metterci la foto. Niente marito, niente figli, fratelli morti o lontani, nipoti indifferenti, mai lavorato, nessun collega o amico, qualche vicina di convenienza, qualche cruciverba e la messa al pomeriggio. Una signorina, una vecchia zitella e ti passava la voglia di andarla trovare anche di sfuggita quando gli ultimi tempi ti rimbrottava: “...eh, beato chi ti vede...”
Io, Dio mio, speriamo, io il mazzo di fare i figli me lo sono fatto; almeno quello, Dio mio, una foto e un nome per allora me li sarò meritati.
Guardi, fa nulla, non riesce a trovare... sono di fretta. Magari la prossima volta, fra un anno o due. Tanto per sostare un minuto davanti a un muro così, senza neanche sapere dove dirigere lo sguardo, la recomaterna(*) gliela dico a casa.

(*) forma dialettale per requiem aeternam

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