Ho letto Le ceneri di Angela dopo aver letto Che paese, l’America; poi ho saputo che il primo era il capolavoro e il secondo era già il volume b, tanto per cavalcare l’onda del successo. Ma a me anche Che paese, l’America era piaciuto. Non tanto per il contenuto, perché (come poi per Ehi, prof!) ha il lieve difetto di essere un po' piatto, tutto uguale dall'inizio alla fine, tanti piccoli episodi in fila all’altro, e puoi leggerne uno prima, uno dopo, uno oggi, uno fra un mese. Di Che paese, l’America mi aveva colpito la freschezza, il racconto diretto, la lingua viva.
De Le ceneri di Angela non può che colpirti l’ottimismo, la comicità dell’assurda ingiustizia, la povertà che diventa quasi una forza.
Del film registro il colore grigio/marroncino stanco e la pioggia continua; invece il libro mi era sembrato più colorato. Registro che i bambini sono proprio belli, invece nel libro me li ero figurati decisamente malmessi.
Registro la celebrazione del sogno americano, un po’ in stile; ma poi mi ricordo che è una storia vera e non è stato forse vero che l’America ha salvato Frank McCourt?
Ho anche fatto l’educatrice pallosa e ho sottolineato con forza ai miei figli che quel ragazzo del film si è salvato perché era brillante a scuola.
Sono più di 40 anni che credo anche io a questa favola e mi lucido gli occhi alla mia statua della libertà personale, da qualche parte del centro qui a Milano...
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