Laura Pugno è bravissima. Si intuisce dietro le pagine di Quando verrai una lavorazione delle frase, una limatura, un prosciugamento, una riconduzione all’essenziale che mi ha fatto pensare molto a McCarthy.
Purtroppo Quando verrai è brevissimo, come se gli sviluppi narrativi, gli intrecci, le sfaccettature, le infinite possibilità di dialogo che pure la storia portava in sé, abbiano fatto un po’ schifo all’autrice che ha preferito accennare, non spiegare, far finire in fretta, bypassare il quotidiano e illuminare per un solo breve istante il nocciolo oscuro dell’esistenza dei suoi evanescenti personaggi.
Mi sembra un cammino di perfezionamento tale da finire nella sterilità. La storia sembra volersi mescolare con la polvere, il sangue, la melma del quotidiano (ché è storia di emarginati e poveri); ma la sapienza narrativa stilizza e trasfigura e approda a freddezza.
Nonostante questo Laura Pugno resta una straordinaria narratrice e Sirene era veramente notevole per capacità di invenzione e stile. Ha punti e punti da dare ai vari pluripremiati e onnipresenti uomini che riempiono il panorama della narrativa italiana contemporanea. Ma si sa...
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