Mi è piaciuto (che strano!) anche se aveva tutte le caratteristiche nominalmente per non piacermi.
Intanto è un libro dichiaratamente e sostanzialmente maschio; un punto di vista maschile sulla vita, sull’amore, sul sesso, sul matrimonio. Perché mai dovrebbe interessarmi? Poi è un libro intimista, facilmente catalogabile nella ormai famosa compagnia dei romanzi “mi guardo l’ombelico”.
Inoltre è un monologo interiore di durata assai breve, che si esaurisce in poche decine di pagine scritte larghe, per una cifra comunque superiore ai diciassette euro: quindi mi trova istituzionalmente avversa.
Quindi ha un paio di capitoletti porno, esattamente porno; non ci sono giustificazioni che tengano: sono scene hard core con minuziose descrizioni di orifizi e minutaggio, odori sgradevoli e varianti logistiche; scene nelle quali probabilmente l’autore si è divertito a mettersi alla prova.
Eppure... è scritto da dio!
Eppure... riesce così mirabilmente a lasciarti in bilico fra il fastidio verso un personaggio di un egoismo sconcertante e ottuso, tremendamente ottuso e l’identificazione totale; certo, l’identificazione, prescindendo dal mezzo (nella fattispecie del personaggio è il sesso, ma potrebbe essere qualunque altra cosa), con questo bisogno incontrollabile di non accontentarsi, di provare a vivere una doppia vita, anzi tre, dieci, mille vite diverse, ingenuamente e sinceramente credendo di farla franca, di tenere insieme tutto, di avere un diritto puro e innocente a prendere tutto.
Alcuni colpi di genio sulla noia e l’insofferenza per la convivenza coniugale. Belle e condivisibili osservazioni sulla genitorialità, anche se per tutto il libro, condizionata dall’addiction del personaggio per le avventure “‘ndo cojo cojo” , mi aspettavo con preoccupazione materna, che prima o poi mettesse le mani addosso anche alla figlia.