Ho visto La cena per farli conoscere e non l’ho capito.
Avevo elementi forti di richiamo: Diego Abatantuono e Pupi Avati, insomma come dire Il testimone dello sposo e Regalo di natale. Il testimone dello sposo è un film che avevo molto amato, delicato e profondo, commuovente e recitato benissimo.
Più di recente poi, La seconda notte di nozze aveva solleticato corde struggenti con la superba recitazione di Antonio Albanese, l’affresco appassionato di un mondo agropugliese cui appartengo nel fondo del cuore, la Ricciarelli così perfettamente nella parte, un Neri Marcorè così finalmente cattivo e divertente.
E poi Il cuore altrove, adesso che ci penso...
Ma questo film mi ha lasciata asciutta. C’era forse dietro una urgenza troppo personale, non filtrata, come negli altri film citati, attraverso la storia, il passato, usi e costumi raccontati con particolari nostalgici e bozzetti precisi, che fanno da sfondo sul quale lo sguardo si adagia.
Rapporti familiari, figura paterna incapace da recuperare in zona Cesarini dell’esistenza, disprezzo dell’attuale mondo televisivo. La rappresentazione avviene attraverso storie appena accennate, il finale pare rabberciato in tutta fretta...
Poi la recitazione; non ho strumenti per esprimere giudizi sulla professionalità dell’uno o dell’altro, ma mi sento di dire questo: Abatantuono è bravissimo forse perché lui e il suo personaggio sono indistinguibili, guardi il film e Abatantuono è il suo personaggio.
Le tre figlie molto meno, anzi direi che guardi il film e vedi la simpatica Vanessa Incontrada, la incantevole Ines Sastre e la prezzemolina accattivante Violante Placido che fanno finta di essere le figlie del protagonista. E’ qui la differenza, vero?
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